Si parla di procioni, una specie aliena che ha invaso il territorio e che continua a crescere senza sosta. Secondo le stime, nel paese vivono oltre 2 milioni di esemplari, un numero che desta grande preoccupazione tra esperti e istituzioni.
La loro presenza, apparentemente innocua, rappresenta invece una minaccia concreta per gli ecosistemi locali e per l’equilibrio naturale. Gli esperti sottolineano che il procione rappresenta un problema tutt’altro che trascurabile e che richiede interventi mirati.
Seri danni all’ecosistema, la colpa è dei… procioni
Il procione nordamericano, noto scientificamente come Procyon lotor, infatti, non era presente in Europa prima del ‘900. La sua introduzione risale agli anni ‘30, quando alcuni esemplari furono importati come animali esotici da allevare per pellicce o attrazioni da zoo.

Il primo rilascio volontario avvenne nel 1934, con una coppia liberata nei pressi del lago Edersee per arricchire la fauna locale. Un secondo episodio si verificò nel 1945, quando 25 esemplari scapparono da un allevamento di pellicce a Brandeburgo.
Da quel momento la specie si è adattata perfettamente al nuovo ambiente, riproducendosi in maniera estremamente rapida. Il risultato è una crescita esponenziale, soprattutto nella parte orientale del Paese, dove la concentrazione è oggi particolarmente elevata.
La Germania si trova oggi a fronteggiare un problema ambientale che ha assunto proporzioni enormi e che coinvolge direttamente la sua biodiversità. Negli ultimi 25 anni il numero dei procioni è aumentato di almeno 60 volte, un dato che evidenzia la gravità della situazione.
Nonostante non siano animali aggressivi di natura, possono diventarlo se minacciati, anche se gli attacchi diretti all’uomo restano rari. Il problema principale riguarda i danni agli ecosistemi, con conseguenze pesanti per la fauna e la flora locali.
Tra il 2023 e il 2024, le autorità hanno abbattuto oltre 239 mila esemplari per cercare di contenere la diffusione. Si tratta di un incremento del 18% rispetto all’anno precedente, segno della difficoltà nel gestire l’invasione.
Le mappe mostrano chiaramente le aree di maggiore concentrazione, coincidenti con i luoghi dei primi rilasci storici. La questione non riguarda soltanto la Germania, perché procioni sono stati avvistati anche in Francia e in altre zone dell’Europa centro-settentrionale.
Il numero è inferiore rispetto al territorio tedesco, ma la loro presenza conferma la capacità di espansione della specie. La Germania, con oltre 2 milioni di esemplari, resta il paese più colpito e simbolo di un fenomeno che interessa l’intero continente europeo.
La sfida è adesso trovare un equilibrio tra la tutela della biodiversità e la gestione di una specie invasiva ormai radicata. Sarà necessario affrontare dure scelte nella gestione degli esemplari allo stato libero, prima che il danno diventi irreparabile.